Le fondatrici

  • Siamo Daria e Viola, sorelle cresciute in una casa affacciata sull’Appennino, dove il vento portava sempre nuove voci. Nostro nonno intrecciava reti da pesca, nostra madre collezionava tessuti antichi, e noi passavamo le ore ad ascoltare i racconti delle donne del paese, tra una tazza di infuso e una cesta di lana.
  • Daria ha studiato etnomusicologia: ha camminato tra i suoni perduti, registrando canti rurali e silenzi tra le foglie. Viola ha scelto la via del restauro tessile: ha passato anni nei depositi dei musei, accarezzando fili logori per restituirli al tempo.
  • Tessere il Vento nasce dal loro incontro, dopo anni lontane. È un progetto di ascolto prima che di produzione. È un ritorno al gesto lento, alla cura dei materiali e alla fiducia che l’aria sappia raccontare.
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La rete

Non lavoriamo da sole. Tessere il Vento è possibile grazie a una rete umana sottile e forte, come i fili che usiamo.
C’è chi cammina con noi lungo i sentieri per raccogliere le voci, chi prepara tisane mentre scegliamo i colori, chi registra i suoni delle gole inaccessibili. Nessuno è marginale, perché ogni gesto è trama.

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Nora G.

narratrice orale, raccoglie leggende e lullabies dimenticate nei borghi dell’Appennino centrale.
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Elio F.

ingegnere del suono, registra vento e silenzi in alta definizione, li modula come architetture invisibili.
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Mirella C.

tintora selvatica, esperta di tinture vegetali, lavora con la luna e i ritmi del corpo.
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Paolo D.

coordinatore logistico, ma anche poeta urbano: installa le nostre opere in luoghi improbabili, trovando l’armonia tra materiali e paesaggi.
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Giulia S.

documentarista e curatrice di memorie, raccoglie dietro le quinte, i momenti che nessuno vede.